Sinistra, primarie e tabù



L’occasione di democrazia che ci offrono le primarie, a mio parere, non va sprecata. La coalizione Pd-SeL-Psi sembra anche la favorita alle prossime elezioni e allora, dato che si sfidano programmi politici molto diversi tra loro, tanto vale dire la propria alle urne del 25 novembre. I movimenti che s’odono a Sinistra, tra Alba e civiche varie, sono interessanti, ma ancora in fase embrionale e poi chissà che forma avranno domani. Meglio, dunque, non perdere il treno delle primarie che passa oggi.
Quanto alla loro organizzazione, la scelta del confronto tv su un canale a pagamento e l’eccessiva burocratizzazione del voto sembrano proprio tentativi di chiudere le primarie ai soli iscritti e affezionati Pd per favorire Bersani. E allora, una partecipazione di massa per farsi sentire e riaprire la partita è proprio quello che ci vuole. Tre sono i più favoriti e determinanti: Bersani, Renzi e Vendola. E tanti sono i tabù che li riguardano.
I militanti Pd “di sinistra” e i nostalgici Pci dovrebbero, ad esempio, riflettere sul fatto che Bersani non sarà un premier socialdemocratico e antiliberista e che seguirà ancora l’agenda Monti, visto il “cerchiobottismo” finora dimostrato e visto che corre alle primarie anche con i voti dei “montiani” del Pd. Un “cerchiobottismo” tra montiani e antimontiani che emerge persino quando risponde in maniera ambigua sulla presenza dei tecnici nel suo ipotetico governo, e non credo sia quello di cui ha bisogno il centrosinistra del futuro.
I “moderati”, soprattutto se militanti Pd in cerca di riposizionamento dopo il dissolvimento franceschiniano, dovrebbero comprendere che Renzi non è un “moderato”, ma solo qualcuno che usa il sostegno dei potentati economici italiani per far carriera in cambio, però, di privatizzazioni, contratti precari, licenziamenti facili e tagli al welfare. Renzi, insomma, vuole “rottamare” solo le facce dei colpevoli, ma non le loro colpe: liberismo, precarietà, populismo ed arroganza.
Anche i silenzi parlano e ci dicono molto. Dopo quelli dei due candidati forti del Pd sull’esenzione IMU alla Chiesa, sui finanziamenti alle scuole private mentre si taglia a quelle pubbliche e sulla necessità dei numeri identificativi sulle divise della polizia, mi pare chiaro che l’unico candidato che non soffre di cronica e dannosa subalternità al potere e alla cultura conservatrice sia Nichi Vendola.
Una parola, inoltre, sui tantissimi militanti Pd che hanno raccolto le firme contro la privatizzazione dell’acqua: se è ancora pubblica non è merito né di Bersani né di Renzi (anzi), ma del loro avversario Vendola, che ha sostenuto i referendum e fatto persino ricorso alla Consulta per farli rispettare. È solo un esempio, ma significativo (e non certo l'unico) degli episodi paradossali che ha vissuto il popolo del Pd. Chi sostiene, infine, che un “radicale di Sinistra” come Vendola sia inadatto a governare deve sapere che dal 2005 governa la Puglia, che oggi, in piena crisi economica, è la prima regione italiana per aumento dell’occupazione (+25mila nel 2011 rispetto al 2010), per produzione di energia rinnovabile (1,1 kilowatt ogni 1.000 abitanti), per crescita dell’export (+ 17.9% nel 2011 rispetto al 2010), ha dimezzato il debito regionale in 5 anni (da 3 miliardi a 1,5) ed è ultima per costi della politica (372,7 euro ogni 100 abitanti).
Il muro dei luoghi comuni e delle vecchie convinzioni va abbattuto prima che per la Sinistra sia troppo tardi.



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